Cosa sappiamo dell'incendio nella RSA Milano "Casa dei Coniugi"
Dalla notte del 07 Luglio 2023 abbiamo sentito molto parlare dell’incendio nella RSA Milano “Casa dei Coniugi” e del bilancio della tragedia di 6 morti ed almeno 81 persone coinvolte nel rogo e ricoverate. La normativa antincendio in Italia è molto sviluppata, precisamente dal 2002 è in vigore un decreto che elenca i requisiti di progettazione di ogni struttura sanitaria, sia essa un ospedale, un laboratorio di diagnosi o come nel caso di specie una RSA cioè una Residenza Sanitaria Assistenziale.
Da quella notte fra il 06 ed il 07 Luglio si è messa in moto la ruota della “giustizia”; i PM tramite il lavoro degli operatori di polizia giudiziaria in questo caso il nucleo investigativo del corpo di Vigili del Fuoco, hanno iniziato a ricostruire l’accaduto, formulare le prime ipotesi sull’accaduto ed ad iscrivere i primi soggetti nel registro degli indagati, in primis la Direttrice della RSA Dott.ssa Claudia Zerletti e successivo il Direttore dell’intera Cooperativa Proges che ha in gestione l’intera struttura tramite proprio personale.
Occorre forse ribadire come sia prassi molto consolidata per le proprietà pubbliche o private delle RSA, non impiegare proprio personale, bensì affidare in appalto attraverso gare i servizi a Cooperative specializzate nel settore socio sanitario.

La dinamica nell'incendio RSA Milano
Non è ancora oggi chiara la dinamica dell’incendio. L‘incendio nella RSA Milano “Casa dei Coniugi” è un evento importante che ha interessato una proprietà comunale gestita da Proges. Si tratta di un edificio a tre piani del 1920 con oltre 200 posti letto. Nelle prime ricostruzioni si cita un origine elettriche a seguito di un corto circuito o più probabilmente una sigaretta caduta sul letto della stanza 605.
L’incendio si è propagato dal piano primo verso le altre stanze dello stesso piano. Almeno 4 dei 6 morti risultano deceduti per intossicazione e non per danni da calore. Questo particolare lascia intendere probabilmente i materiali usati per letti, copriletti e lenzuola non fossero idonei per un uso all’interno di attività ad elevato rischio di incendio. Tali elementi infatti devono essere realizzati in tessuti difficilmente accendibili ed in grado di limitare la produzione di sostanze tossiche.
L’elemento sostanziale nella catena degli eventi che dal principio di incendio hanno condotto agli effetti devastanti è tuttavia il mancato funzionamento dell’impianto di rivelazione incendi da più di un anno, elemento noto alla direzione, tanto da avere attivato periodiche ronde da parte degli addetti antincendio fra il personale sanitario quale misura compensativa.
E’ evidente una attesa di anno per il ripristino di un impianto fondamentale alla sicurezza, costituisca un periodo troppo lungo ed incompatibile con un livello di rischio elevato presente all’interno di una struttura sanitaria, dove lo stato dei residenti spesso non autonomi, costituisce un aggravio di rischio. Lo stato degli ospiti rende la tempestività dell’intervento un elemento insostituibile ed ancor più essenziale.
L'evoluzione della progettazione antincendio delle strutture sanitarie negli anni
A partire dal 2002, molte strutture sanitarie hanno avuto la forza economica e la volontà di adeguarsi, mentre molti casi sono rimasti indietro. Situazioni spesso difficili da risanare legate al nostro patrimonio edilizio spesso molto antico tipicamente occupato da scuole e strutture residenziali.
Per venire incontro a tali difficoltà nel 2015 un nuovo decreto fornisce ai proprietari di queste strutture sanitarie non in possesso di regolare autorizzazione, di adeguare per step, dando la possibilità di dilazionare gli interventi fra il 2016 ed il 2024. Scelta saggia attuata in analogia a quanto è stato fatto per gli alberghi. Ancor più recentemente con l’introduzione del Codice di Prevenzione Incendi, nel Marzo 2015 si da al progettista la possibilità di una maggiore flessibilità di aggirare ostacoli altrimenti insuperabile in un approccio ordinario basato sul rispetto o meno di un requisito di legge.
Attualmente il codice prevenzione incendio applicato alle strutture sanitarie pone molta attenzione a strategie di esodo di tipo progressivo ed orizzontale. In sostanza le strutture sanitarie ad ogni piano devono disporre di uno spazio calmo, cioè una spazio protetto dall’incendio in grado di ricoverare in sicurezza e per un tempo importante persone non autosufficienti. In questo modo si può riuscire ad allontanare rapidamente le persone dall’incendio spostandole (senza dover usare le scale) in uno spazio vicino allo stesso piano ma protetto dall’incendio.

Incendio nella RSA Milano: Considerazioni sull'evento
I requisiti di sicurezza antincendio previsti dalle norme più recente sono senza dubbio più costose in fase di adeguamento e realizzazione. Tuttavia non rappresentano un vantaggio per chi è ospitato nella struttura, bensì un preciso dovere per proprietà e per il conduttore, nonché un obbligo di legge soggetto a controllo ed autorizzazione da parte dei funzionari del corpo dei vigili del fuoco che purtroppo tendiamo a mettere sotto i riflettori solo dopo un tragedia come quella appena accaduta.
Mi è capitato di leggere in questi giorni dichiarazioni delle istituzioni sbalorditi su come sia stato possibile, oppure sull’incredulità per l’assenza di controllo. I migliori sono sempre i politici, che in queste occasioni se ne escono dalle loro tane con dichiarazioni su quanto sia importante “che si trovi il colpevole”. Il nostro obiettivo in Italia è trovare il colpevole, senza preoccuparsi di cosa sia accaduto e perché.
L’importante è che il colpevole paghi, senza ricordare che purtroppo, quella pena, non rappresenta assolutamente alcun miglioramento, ma solo il saziare la nostra atavica fame di individuare il colpevole ed ammutolire la vocina della coscienza che chiede giustizia. In merito all’Incendio nella RSA Milano, ritengo più corretto dirigere il sentimento di rabbia sull’assenza di prevenzione.
E’ troppo facile puntare il dito sugli operatori che non sono riusciti a mettere in salvo tutti i residenti della struttura, ma vale la pena ricordare che si tratta sempre di operatori sanitari che per quanto formati, addestrati, si trovano per la prima volta nella vita ad affrontare un reale incendio, anche se le esercitazione, quando svolte con criterio, rappresentano una validissimo strumento di addestramento degli operatori.
Venendo agli aspetti più umani, nell’esperienza maturata nella consulenza antincendi svolte per strutture conto di strutture sanitarie, mi sono accorto che molto spesso un requisito di legge possa arrivare a scontrarsi con quelli che io chiamo requisito di benessere.
Faccio subito un esempio. Spesso un anziano che entra in una struttura sanitaria soprattutto se malato e con deficit cognitivi, ha necessità di portare con se elementi di vita privata che gli consentano di mantenersi ancorati a quei ricordi che ancora possono essere vivi dentro di lui o lei. Oggetti come una coperta, una bambola, una mobilia, sono spesso una continua deroga che viene concessa all’ospite sacrificando un pezzettino di sicurezza ad un importante miglioramento di benessere personale.
Ritengo che una concessione del genere rappresenti una lettura più umana di una semplice e fredda applicazione normativa che come già ricordato richiede l’uso di soli materasso, lenzuoli e copriletto certificati all’interno di una camera.
Conclusioni
La riflessione su questa recente tragedia dal quale nasce questo articolo, è rivolta quindi a sensibilizzare tutti sul tema della prevenzioni incendi. L’incendio nella RSA Milano potrebbe portare alla luce l’importanza dei materiali presente presenti all’interno della camera della RSA. Forse l’uso di un lenzuolo o copriletto certificato piuttosto che l’assenza di una coperta di lana dell’anziano, avrebbe potuto evitare l’innesco del principio di incendio e del conseguente rogo.
Le ricostruzioni dell’incendio nella RSA Milano “Casa dei Coniugi” potranno darci maggiori elementi su queste ipotesi; in ogni caso potremo trovarci a dover dare una opinione se sia giusto dare priorità al requisito di benessere dell’anziano oppure alla linea della massima sicurezza in un ambiente più asettico dei beni sentimentalmente importanti.
Ritengo che questa possa costituire la scelta più difficile da compiere per una direzione di una struttura sanitaria. Per onestà intellettuale riconosco nella mia personale opinione tutti i limiti umani di un progettista antincendio che non può che avere una spiccata polarizzazione verso la sicurezza. Nonostante questa completa consapevolezza sono portato a credere che la libertà di una persona debba terminare dove questa può intaccare il diritto alla sicurezza di ogni altro occupante di un ambiente per natura condiviso da tante persone.
Il nostro team di IngegnoSi è a tua disposizione per analizzare ogni dubbio o necessità in merito alla conformità antincendio della tua struttura. Vedi i nostri servizi specifici in materia antincendio.
FONTE Ing. Lorenzo Fé Ingegnosi by Sicuringegneria